Mamme e depressione post-partum. L’importanza della prevenzione.
Il benessere del nucleo familiare, è un fattore protettivo per lo sviluppo sano di tutti i componenti. E’ importante occuparsi della prevenzione di tale disturbo, poiché viene spesso sottovalutato e non prevenuto e coinvolge non solo le donne in quanto figura materna ma ha ripercussioni gravi sull’intero nucleo familiare. Il 10-15% delle donne italiane soffre di tale disturbo;
In Italia delle 550mila che partoriscono ogni anno, 80mila (cioè una su sette) accusano i sintomi. Ma solo una su quattro riceve un trattamento adeguato. Nella maggioranza dei casi (66mila) il disturbo viene trascurato, a volte neppure riconosciuto. Ed è proprio per la vasta presenza di questo disturbo che il nostro Centro ha deciso di investire in questo campo.
La gravidanza e la nascita di un figlio, “turning point” nello sviluppo dell’identità femminile e nella vita di una coppia, comportano una profonda crisi “maturativa” di rimaneggiamento e riordinamento psichico alla ricerca di nuovi equilibri. La transizione alla genitorialità delinea un processo di profonda trasformazione che riattiva rappresentazioni mentali strettamente legate alla precedente storia relazionale, dalle quali si riaffacciano le passate esperienze di attaccamento con le proprie figure genitoriali ed i vissuti di accudimento esperiti durante l’infanzia. Il tempo della gravidanza è fondamentale per i futuri genitori al fine di creare uno spazio fisico e mentale, che dovrà ospitare le rappresentazioni di sé come madre, del proprio partner come padre e del futuro bambino: in questo lungo e complesso processo di elaborazione “si snoda il tema dell’identità” genitoriale, di genere e familiare. Per la donna è evidente che la realtà biologica e psichica della gravidanza comportino una trasformazione della sua immagine corporea, “il corpo vissuto e il corpo reale”, e del sentimento di identità, che si attua in un processo di duplice individuazione di sé, “come figlia di fronte alla propria madre, come madre di fronte al proprio figlio”.
Tale processo di doppia individuazione avviene anche per l’uomo, che diviene padre, anche se egli non vive i cambiamenti corporei e psichici e le ansie intense e complesse legate alla trasformazione del corpo e al parto. A lui spetta il compito di sostenere il percorso della gravidanza, poi quello di favorire la relazione madre-bambino e il comportamento esplorativo successivo del bambino, attraverso il sostegno alla donna, la collaborazione e l’accudimento, ma ciò è possibile solo se anche il futuro padre avvia il lavoro psichico di profonda ritrascrizione del proprio scenario rappresentativo. L’adattamento a questi mutamenti può rappresentare un processo complesso, nel quale possono aprirsi scenari di fragilità psicologica, sia individuali che di coppia. Nella trasformazione psicologica che caratterizza la gravidanza, centrale è la modificazione dell’identità della donna. Muta, infatti, la rappresentazione di sé come persona, moglie, figlia, donna che lavora, amica e ora madre; il suo posto nella società, il suo status, il suo posto nella famiglia d’origine, il rapporto con il partner. Durante i 9 mesi prima e nel periodo post partum l’identità femminile presente fino al momento del concepimento non viene abbandonata ma integrata con la nuova identità di madre; cambiano però i valori, le priorità, tutto ruota intorno al suo “sentirsi madre”.
I fattori coinvolti nell’insorgenza del disturbo possono essere diversi:
1) Fattori di vulnerabilità = tendenza ossessiva, perfezionismo, la predisposizione a vivere la realtà come una sfida, tratti di personalità dipendenti, stile cognitivo caratterizzato da locus of control esterno e precedenti episodi di depressione.
2) Fattori scatenanti = alti livelli di stress, sostegno sociale carente, fattori biologici dovuti a cambiamenti ormonali che accompagnano la gravidanza.
3) Fattori aggravanti = stile di pensiero rigido, estremo, catastrofico e negativo, problemi relazionali con persone significative per la madre, elevano numero di situazioni poco soddisfacenti e negative.
4) Fattori socio-culturali = false credenze riguardo al fatto che la gravidanza debba essere un momento esclusivamente gioioso.
La DPP insorge entro i primi 6 mesi dal parto e si manifesta con due picchi depressivi successivi alla nascita, uno al 2°-3° mese e l’altro intorno al 6° mese. Tale psicopatologia può durare nei casi più gravi fino al 2° anno del bambino. I sintomi sono: malinconia inspiegabile, sentimenti di inadeguatezza, oscillazione dell’umore, ansietà, insonnia e mancanza d’interesse per la vita, ridotta responsività dei bisogni del bambino, mancanza di sintonizzazione e regolazione affettiva nella diade madre-bambino, isolamento dalle relazioni sociali, mancata cura di sé e del bambino, compromissione delle competenze materne (la donna pensa di non essere in grado di svolgere i compiti del suo ruolo di madre). La depressione post-partum porta con sé alcune problematiche ad essa legate come : problemi di coppia, ovvero marginalità della figura paterna, difficoltà della gestione dello stress generato dal diventare genitori, problemi di organizzazione delle attività familiari, mancanza di fedeltà coniugali, comunicazione inefficiente tra i partner, mancata soddisfazione e sostegno reciproco nella coppia e problemi del neonato, ovvero disturbi cognitivi, affettivi e comportamentali del bambino. La disciplina della Salute Mentale Perinatale, nasce, con l’intento di occuparsi dei disturbi psicopatologici che possono insorgere nella donna dal momento del concepimento fino al primo anno dal parto e insieme del benessere psicofisico sia del bambino che dell’intera famiglia. Mentre in passato la gravidanza veniva descritta come un periodo di relativo benessere e quasi di “immunità” dai disturbi psichici, attualmente risulta sempre più rilevante in letteratura la testimonianza di patologia psichiatrica in tale periodo. Il periodo perinatale rappresenta, di fatti, uno dei momenti più delicati della vita di una donna caratterizzato da una maggior vulnerabilità a seguito di diversi fattori di natura biologica, ormonale, psicologica e relazionale che compaiono e agiscono in modo sinergico. In questo periodo si possono presentare disturbi mentali che richiedono un’adeguata identificazione e un corretto trattamento, per le importanti ripercussioni che possono assumere per il bambino, la relazione madre–bambino e tutto l’entourage familiare. Alcuni quadri psicopatologici che possono presentarsi nel periodo perinatale sono rappresentati dai: disturbi depressivi, disturbi d’ ansia e psicosi post-partum.
Per informazioni:
Dott.ssa Veronica Cicirelli
Psicologa, Psicosessuologa, Psicoterapeuta in formazione Gestalt Psicosociale.
💌 veronica_cicirelli@hotmail.it
☎ 3775374456
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- Questo articolo è un estratto di un progetto creato in collaborazione con le colleghe Barbara Cenciotti, Federica La Delfa e Marta Vassallu, riguardante la prevenzione della DPP.