Genere Non-Binario:
le vostre storie
Questo articolo è diverso dagli altri, perchè non ci sarà solamente la mia introduzione all’argomento. Saranno presenti delle importantissime testimonianze scritte da persone che si identificano in questo genere, il genere non-binario. Ho voluto coinvolgere le persone che vivono questo tipo di identità poichè credo che sia fondamentale sentire le loro storie per comprendere al meglio questo tema.
Cos’è il genere non-binario?
Siamo abituati ad una visione dicotomica di genere, infatti conosciamo il genere femminile e quello maschile, ma cos’è il genere non-binario? Una persona che si identifica in un genere non-binario non riconosce questo dualismo uomo/donna e non si riconosce solamente in uno dei due generi. Infatti l’identità di genere non è per tutti noi stabile ed immutabile, in alcuni casi l’identità è fluida in continuo cambiamento. Non ci si sente ne uomo ne donna, oppure ci si sente entrambi, o ancora non ci si vuole semplicemente categorizzare forzatamente in questo binario.
Ora lascio spazio alle storie di due persone che sapranno spiegarvi al meglio questo mondo poco conosciuto.
La storia di Emme
Qual è il tuo nome? (quello che ti rappresenta, non quello anagrafico)
Mi faccio chiamare Emme, come la lettera dell’alfabeto
Come mai ti rappresenta?
È la prima lettera del mio nome anagrafico. Il nome di partenza è molto bello e particolare, avendo necessità di un nome neutro e non volendolo straniero ho scelto di mantenere la prima lettera di quello anagrafico, all’inizio per gioco, poi sono diventata Emme per tutti gli amici
Cos’è il genere non binario? Quali sono le sue caratteristiche?
È un’espressione polisemica.
Il genere non binario può essere inteso come termine ombrello, che racchiude quindi molte identità di genere differenti le une dalle altre, ugnuna di esse con caratteristiche sue proprie. Le persone non binarie sono accomunate dal fatto di percepire la propria identità di genere diversamente dal binarismo tipico uomo-donna. Esistono persone agender (senza genere), bigender (con due generi che convivono nello stesso momento), genderqueer, genderfluid ecc..
Esistono anche persone come Sky che si identificano dicendo: “Sono una persona non-binary”.
In che modo ti identifichi in esso?
Rientro nelle identità di genere non binario in quanto sono genderfluid. Vivo il genere oscillando tra l’essere uomo e l’essere donna, tra essere entrambi contemporaneamente o nessuno di essi.
Quali ostacoli hai dovuto e devi affrontare quotidianamente rispetto alla tua identità?
Sono moltissimi, tanto che è difficile rispondere in maniera esaustiva, comunque sia tento di farlo.
A livello sociale è difficile essere considerati come validi. Ho passato un anno a fare coming out, su coming out con tutti quelli che ho conosciuto a Pavia; creando dei braccialetti per comunicare agli altri i pronomi da utilizzare in quel momento; spiegando loro cos’è la disforia di genere e che si divide in corporea e sociale; rispondendo a ogni domanda imbarazzante che passasse loro per la testa; e tutto questo non è servito assolutamente a nulla. Solo in Arcigay, e un’altra manciata di persone fuori, mi danno i pronomi corretti. Alcune persone, fuori dall’ambiente protetto comunitario, dopo un anno mi hanno chiesto se mi fosse passata la disforia…
Poi ci sono le difficoltà psicologiche. Sono fisicamente una femmina ma quando sono un ragazzo ho le difficoltà che ogni ragazzo trans ti può raccontare: non accettazione del corpo, del seno, del ciclo mestruale. In più io ho l’aggravante che non esiste un corpo genderfluid. Un ragazzo trans che non ha iniziato la transizione sa dove vuole arrivare; io non ho questa prospettiva perchè il corpo di cui avrei bisogno non esiste. Purtroppo non esiste nessuno capace di cambiare fisico come Ranma.
Ci sono poi le difficoltà relazionali in ambito amoroso. Io sono pansessuale, mi piacciono tutti i generi sia binari sia non binari. Ma all’effettivo ho avuto relazioni solo con ragazzi cisgender, quindi fisicamente maschi e con un’identità di genere maschile. Conosco molto bene quindi le problematiche delle donne e le ho vissute aggravate da due fatti: il primo è l’ambiente dal quale provengo, dove non si parlava di educazione sessuale e di genere, quindi non sapevo che per esempio, se ti costringono ad avere un rapporto orale, quello è un abuso e va denunciato. E il secondo, la mia identità di genere per i miei partner non esisteva, quindi nella pratica ho avuto anche una relazione di tre anni con una persona che cercava in tutti i modi di eliminare la mia identità maschile perchè si sentiva a disagio.
Infine, ci sono difficoltà legali. All’università non possiamo avere il doppio libretto; non esistono documenti neutri per lo Stato Italiano quindi avremo maggiori difficoltà sul lavoro per esempio; per non parlare del territorio inesplorato riguardo le adozioni.
Quali sono le differenze tra genere non binario, genderfluid, genderqueer e agender?
Genere non binario, in inglese non-binary gender, e genderqueer sono sotanzialmente sinonimi. Agender è una persona che non ha un genere, è una condizione molto rara, io stess* non ho mai incontrato una persona agender, quindi purtroppo oltre la definizione non so andare. Ho sperimentato poche volte la condizione di agender e per me è molto difficile conviverci. Genderfluid sono io, come spiegato nelle domande precedenti.
Quand’è che hai capito che ti identificavi in questo genere?
È stato un percorso molto difficile trovare il termine giusto perchè non avevo parole per descrivermi. Fino ai 19 anni pensavo di essere un ragazzo, anche se sentivo di non esserlo sempre. Poi ho fatto un percorso con un terapeuta e è stato lui a dirmi per primo che effettivamente ero transgender ma non transessuale e che poi mi ha spiegato dell’ esistenza di questo termine, sotto cui ricadevo.
Come hai reagito emotivamente quando hai scoperto che c’era un genere che finalmente poteva rappresentarti?
Il primo impatto è stato molto duro… ero transgender quindi nella mia concezione dell’epoca, ero sporc*. Non conoscevo altre persone T, non sapevo che potevamo essere anche dentro la società e non solo ai suoi margini. Subito dopo però mi sono sentit* sollevat*, avevo un termine per tutto quel malessere, non ero pazz*, ero genderfluid. Quello che vivevo veniva riconosciuto da un professionista.
Hai trovato delle difficoltà fisiche? Se si, quali?
Fisicamente non ho difficoltà particolari se non la costrizione che il chest binder impone per poter avere il petto piatto. Per il resto non posso effettuare una terapia ormonale.
Hai trovato delle difficoltà sessuali? Se si, quali?
Come ho scritto anche prima ho difficoltà ad accettare questo corpo femminile, soprattutto nelle sue funzioni distintive riguardanti la riproduzione. In passato ho avuto molte problematiche sessuali come il vaginismo, ho subito abusi più o meno forti e vissuto moltissime pressioni dei partner sessuali incentrate sull’aspetto fisico. Mi facevano sentire in dovere di essere perfett*, ovviamente come deve essere perfetta una ragazza: depilazione, trucco, vestiti ecc..
Le persone come me hanno bisogno di partner molto disposti al dialogo e che accettino anche la sperimentazione, l’uso di strap on quando siamo dei ragazzi, per esempio abbatte la disforia.
La persona nostra partner deve esser pronto a vederci con il binder, con il seno bendato, e non è banale che lo accetti.
Ho meno problemi ora anche perchè possiedo dei boxer maschili, può sembrare ridicolo ma l’intimo femminile, soprattutto quello più sexy a me da’ molta noia e inibisce tantissimo.
Hai trovato delle difficoltà psicologiche/sociali? Se si, quali?
Ho subito bullismo alle medie perchè “camminavo come un ragazzo” e al liceo è stato molto difficile integrarsi perchè andavo a quello delle Scienze Sociali. Nei gruppi femminili di quest’ultima scuola mi sono dovut* adeguare… non è che abbia funzionato poi molto a dir la verità.
La tua famiglia accoglie la tua identità? I tuoi amici?
Ho fatto coming out a 19 anni come ragazzo trans in famiglia ma hanno accolto in maniera violenta il tutto, quindi ho iniziato a fingere il ruolo che loro volevano per me.
Con gli amici sono dichiarat* con tutti, quelli della mia città di appartenenza non so quanto accettino realmente la cosa, come dicevo, è difficile capire quanto le persone ti credano. A Pavia giro soprattutto con persone lgbt+
Per mettere a proprio agio una persona non binary, come ci si può rivolgere a livello scritto e parlato?
In linea di massima ci sono delle situazioni che danno noia a molte persone transgender. Il deadnaming per esempio è la pratica di usare il nome anagrafico anziché il nome di elezione. Può dare molto fastidio anche non sentirsi dare i pronomi scelti. Però ognuno è diverso e chiedere è l’unica cosa che potete fare, ad ogni persona danno noia cose differenti. Seguite poi le indicazioni che la persona vi da’ senza commentare troppo il nome che ha scelto oppure i pronomi che utilizza. Per mettere a proprio agio una persona non-binary bisogna che vi mettiate nei suoi panni, che la ascoltiate veramente, seguendo quello che vi dice. Dovete cambiare prospettiva.
Nello scritto potete chiedere se preferisce l’asterisco a fine parola, come ho fatto io in questa intervista. Nel parlato invece ci sono persone che alternano i pronomi maschili e femminili, che chiedono agli altri di guardare un braccialetto che suggerisce il genere, altri ancora che usano solo maschile o solo femminile.
Come viene percepito il genere non binario nel mondo LGBTQA+?
Io ho trovato molta accettazione e comprensione. Non ho mai sentito qualcuno dire: “secondo me non sei così ma cosà”. Mi hanno molto aiutato anche materialmente. Per esempio il mio binder era di Marco, i vestiti maschili che possiedo erano di Sky. Ci si aiuta e spero in un futuro di poter dare anche io degli aiuti così concreti.
Come viene percepito il genere non binario nel resto del mondo?
In alcune culture del passato eravamo maggiormente riconosciuti. Alcune di esse ci indicavano come più vicini agli dèi. Nella cultura occidentale contemporanea tutt’al più veniamo percepiti solo come bizzarri, ed è un gran peccato. Si perde una condizione molto particolare e arricchente. In alcuni paesi hanno abilitato i generi neutri sui documenti ma sono veramente pochi.
Cosa provi quando qualcuno non capisce “il tuo mondo”?
Mi dispiace molto esser considerat* stran*… Credo che le persone come me possono portare moltissimo al dibattito pubblico e alla cultura contemporanea. Non cerchiamo di togliere nulla alle altre persone, vogliamo solo essere noi stessi.
Nel tuo percorso personale di raggiungimento del benessere, a che punto pensi di essere?
La strada è lunga ma ho fatto degli enormi passi avanti. Ho superato un disturbo da stress post-traumatico, la depressione e le problematiche sessuali. Ora ho una relazione con un uomo splendido, che mi rispetta per quello che sono e a cui non da’ noia la mia parte maschile. La terapia psicologica e Arcigay mi hanno aiutato moltissimo. La grande incognita è il mondo lavorativo…
Perché è importante parlare di questo tema e spiegare a tutti di cosa si tratta?
Le persone ci guardano spesso male quando spieghiamo loro il nostro nome, il nostro pronome, la nostra identità. Ci osservano mentre andiamo nei negozi di vestiti per comprare quelli del sesso opposto al nostro, fanno battutine quando passiamo per strada. Ci chiedono che genitali abbiamo nelle mutande, ci molestano e abusano di noi. Tutto questo per ignoranza. Non hanno un’educazione sessuale, benché meno all’identità di genere. Questo è un problema. Se fossero insegnate nelle scuole queste materie la nostra società sarebbe migliore.
Quali domande vorresti che ti facessi? Se ti và puoi scriverle tu e aggiungere la risposta.
Vorrei mi venisse chiesto se esistono transizioni per persone non binarie. E sì esistono percorsi ormonali e chirurgici specifici per persone non binary. Io ho scelto di non farli perchè essendo genderfluid proverei disforia di genere in ogni caso. Ma altri generi non binari possono fare persorsi di transizione non solo sociali ma anche fisici attraverso per esempio una pratica chiamata microdosing (dove si somministrano delle quantità di testosterone, per esempio, minime, che consentono così una variazione dei caratteri secondari)
Vorrei si specificasse che orientamento sessuale e identità di genere non sono la medesima cosa. L’identità di genere è ciò che sei, l’orientamento sessuale è ciò di cui sei attratto sessualmente.
E specificherei anche la differenza tra identità di genere e espressione di genere. La prima è essere genderfluid, cisgender, bigender ecc.. La seconda è esprimere ciò che si è. Per esempio io quando sono una ragazza mi vesto come le ragazze, quando sono un ragazzo come i ragazzi. E provo molto disagio se non lo faccio perchè mi sento fuori posto. Però ultimamente sto cercando un espressione di genere che vada bene per ogni occasione. C’è anche da dire che l’espressione di genere è staccata dall’identità di genere. Es. Achille Lauro a Sanremo si è vestito da donna ma non ha cambiato genere, non è diventato donna.
Genderfluid e giornali. I giornali spesso importano identità di genere non binario facendole passare per delle mode o delle caratteristiche di tale mondo. In rete trovate articoli mal scritti, di persone che confondono una persona bisessuale con una persona genderfluid, che non hanno capito niente di noi persone non binarie. Vi prego di non cadere nelle loro trappole per ignoranti. Noi persone non binarie non vogliamo corrompere la moda in nessun modo, magari fosse quello il nostro problema principale!
La storia di Sky
Qual è il tuo nome? (quello che ti rappresenta, non quello anagrafico)
Sky.
Come mai ti rappresenta?
Questo nome mi rappresenta perché si tratta di un nome “gender neutral”, ovvero che non ha connotazione di un genere specifico: può infatti essere utilizzato sia per una persona di genere femminile sia per una di genere maschile.
Cos’è il genere non binario? Quali sono le sue caratteristiche?
Per spiegare di cosa si tratta l’identità non-binary è necessario fare una premessa su cosa sia l’identità di genere: quest’ultima è il modo in cui una persona si percepisce, il genere a cui sente fortemente di appartenere. La stragrande maggioranza della popolazione mondiale è “cisgender”, dunque la sua identità di genere corrisponde al suo sesso biologico (per esempio: una persona di sesso femminile che si sente di genere donna).
C’è però una piccola percentuale di individui che fa parte del termine ombrello “transgender”, ovvero persone la cui identità di genere differisce dal proprio sesso biologico (per esempio una persona nata in un corpo biologicamente femminile che si sente uomo, un uomo FtM, e viceversa una donna MtF) e alle quali questo dismorfismo causa un sentimento di dolorosa inadeguatezza nei confronti del proprio corpo, chiamato “disforia di genere”.
Sotto a questo termine ombrello transgender vi è un’ancor più piccola fetta di individui la cui identità di genere non è fissa nel binarismo uomo-donna: questi ultimi sono le persone appartenenti al genere non binario o non-binary. A sua volta la parola non-binary svolge la funzione di termine ombrello, in quanto ci sono diversi modi di percepire un’identità di genere non fissa, appunto per la sua caratteristica di non essere stabile nel genere uomo o nel genere donna.
In che modo ti identifichi in esso?
Io mi identifico come persona non-binary proprio perché non riesco a percepirmi come una donna o un uomo. La mia identità è molto neutra, spesso priva di una qualunque inclinazione verso il femminile o il maschile.
Quali ostacoli hai dovuto e devi affrontare quotidianamente rispetto alla tua identità?
Dal lato sociale, prima di tutto l’identità di genere non-binary è molto sconosciuta. La poca visibilità che ha porta a grandi misconoscenze e misconcezioni, oppure semplicemente nessuno ne ha mai sentito parlare. Spiegarla a qualcuno è sempre complicato, in quanto si tratta comunque di qualcosa di complesso e articolato.
A volte le persone con cui ho fatto coming-out non hanno capito subito di cosa stessi parlando, hanno pensato che fosse soltanto un modo per farmi notare, per attirare l’attenzione. Altre volte sono stat* semplicemente ignorat*, o non ho avuto il coraggio di dichiarare la mia identità ad una persona appena incontrata.
Dal lato personale invece, molto spesso affronto lunghi periodi in cui soffro della sopracitata disforia di genere per alcune parti del mio corpo che non sento mie: faccio fatica ad uscire di casa, a spogliarmi per farmi la doccia… a volte anche solamente a guardarmi allo specchio!
Quali sono le differenze tra genere non binario, genderfluid, genderqueer e agender?
Come ho detto prima la parola non-binary è un termine ombrello, ovvero una parola che può avere significati differenti a seconda della persona.
Le persone genderfluid hanno un genere o più generi che variano nel tempo: possono essere biologicamente donne e sentirsi uomini un giorno e donne un altro, ma spesso queste sensazioni durano anche mesi e anni; possono anche sentire di avere i due generi contemporaneamente.
Il termine genderqueer è spesso usato come sinonimo di non-binary, ma la sua definizione più corretta è quella di indicare chiunque non sia cisgender ed etero. Ha un importantissimo significato politico perché all’inizio della sua storia il termine “queer” – “eccentrico”, “insolito”, “strano” – era considerato offensivo poiché descriveva le persone LGBTI+ basandosi su luoghi comuni – in italiano qualcosa termini analoghi potrebbero essere “frocio” o “checca” o “travione”. La comunità LGBTI+ si è ri-appropriata del termine capovolgendone il senso.
Le persone agender non sono né di genere maschile né femminile né di altri tipi di genere, quindi non hanno alcun’ identità di genere. Alcune persone agender si considerano non binarie ed effettivamente, siccome queste identità non sono né maschili né femminili, la definizione può essere considerata corretta.
Quand’è che hai capito che ti identificavi in questo genere?
Fin da piccolissim* ho sentito di non appartenere al mio sesso biologico. Ho sempre faticato a percepirmi nel mio corpo adeguatamente, trovandolo a volte strano a volte insopportabile.
Durante le scuole superiori, quando ho compreso di essere attratt* dalle persone del mio stesso sesso, ho imputato questo sentimento di disforia di genere al mio orientamento sessuale. Ma, anche dopo aver accettato la mia “omosessualità” e averne fatto motivo di orgoglio sfilando in numerosi Gay Pride, il disagio non diminuiva.
Finalmente, durante il secondo anno di università, mi sono trasferit* a Pavia, dove ho conosciuto la comunità di Arcigay Pavia LGBTI Community Center. Qui ho partecipato a gruppi di supporto, Auto-mutuo-aiuto e di formazione sulle identità di genere e gli orientamenti sessuali: è stato quello il momento in cui sono venut* a conoscenza del termine non-binary e mi sono ritrovat* perfettamente nella sua definizione.
Come hai reagito emotivamente quando hai scoperto che c’era un genere che finalmente poteva rappresentarti?
È stata una scoperta bellissima, liberatoria, come se un grosso peso mi fosse stato tolto dal petto. Ho capito che non sono pazz*, che le sensazioni che provavo e provo non sono sbagliate, che là fuori esistono persone come me. È stato come rimettere insieme le tessere di un puzzle e capire che avevanoperfettamente senso. Dopodiché la mia reazione è stata quella di documentami il più possibile sul non binarismo.
Hai trovato delle difficoltà fisiche? Se si, quali?
Sì, come ho detto prima ho dei lunghi periodi in cui fatico a vedere parti del mio corpo nudo, soprattutto quelle che mettono in evidenza il mio sesso biologico. Sono momenti di grande depressione, chiusura in me stess* e non accettazione. Questa sofferenza spesso mi impedisce di adempiere ad attività basilari quali uscire di casa, farmi la doccia, cambiarmi i vestiti.
Hai trovato delle difficoltà sessuali? Se si, quali?
Sono stat* con partner che non hanno capito la profondità del mio disagio riguardo a certe parti del mio corpo e le hanno toccate o enfatizzate in qualche modo. Questo mi ha portato a numerosi attacchi di panico e a diffidare a lungo delle interazioni fisiche.
Fortunatamente ora mi trovo in una relazione fisicamente ed emotivamente soddisfacente, con una persona che rispetta me e i miei limiti, la quale mi fa apprezzare pienamente i rapporti sessuali senza causarmi difficoltà.
Hai trovato delle difficoltà psicologiche/sociali? Se si, quali?
Senza dubbio ho trascorso molto tempo a sentirmi sbagliat* e questa la definisco una grande difficoltà psicologica: era una sorta di autolesionismo emotivo, un continuare a credere di non essere “normale” e di avere qualche problema.
Socialmente parlando è difficile sentir pronunciare costantemente il mio nome anagrafico (soprattutto perché è molto indicativo del mio sesso biologico); ancor più brutto è quando a utilizzare quel nome sono le persone a cui ho parlato del mio non binarismo e alle quali ho chiesto insistentemente di essere chiamat* Sky.
La tua famiglia accoglie la tua identità? I tuoi amici?
Sì, assolutamente, la mia famiglia è molto supportante e comprensiva, soprattutto i miei fratelli. Con mia madre non c’è mai stato un vero e proprio coming-out, ma data la sua età avanzata preferisco non tentare nemmeno di spiegarglielo: accetta la mia espressione di genere, ovvero come mi vesto, come mi atteggio, come mi taglio i capelli e tanto mi basta.
I miei amici si dividono in due categorie: quelli che ho conosciuto prima del coming-out con me stess* come non-binary e quelli che ho incontrato dopo. I primi hanno fatto un po’ di fatica a capire cosa significhi essere non-binary e ad utilizzare il mio nome alias, ma adesso sono diventati bravissimi e molto preoccupati di non farsi scappare il mio nome anagrafico neanche per sbaglio. I secondi invece mi hanno accettat* subito tutti senza problemi.
Per mettere a proprio agio una persona non binary, come ci si può rivolgere a livello scritto e parlato?
Il mio consiglio è sempre lo stesso: chiedere alla persona interessata. Ognuno ha una sua preferenza di pronomi ed è fondamentale chiedere al* dirett* interessat* prima di utilizzarne uno che l* metta a disagio.
In generale, però, se si vuole utilizzare un genere neutro si deve tenere presente che l’italiano è una lingua che ne è priva, ma che ultimamente sta sviluppando diverse modalità per sopperire a questa mancanza: un esempio è la U alla fine di una parola (es: tuttU anziché tuttI, bellU anziché bellA/O). Nello scritto la modalità più efficace è l’utilizzo dell’asterisco a fine parola, come ho fatto io fino ad ora.
Come viene percepito il genere non binario nel mondo LGBTQA+?
Il problema è spesso lo stesso che si propone nel mondo etero e cisgender: la visibilità. Pochi, anche all’interno della comunità, sono a conoscenza dell’esistenza delle persone non-binary.
In quanto minoranza come persone LGBTI+, minoranza come persone Transgender nella comunità LGBTI+ e ulteriore minoranza persino in questa categoria di individui, siamo pochi e poco rappresentati. La scienza non ci considera, gli studi su di noi sono nulli o infinitesimali per numero.
Come nota positiva c’è da dire che frequentemente le persone appartenenti alla comunità sono più sensibili, sia in generale che all’argomento “identità di genere”. Già ne conoscono la definizione e dunque più disposte ad ascoltare, a capire.
Come viene percepito il genere non binario nel resto del mondo?
Viene percepito come invisibile. E quando diventa visibile come una pagliacciata, una pantomima, un modo alternativo trovato dai giovani per attirare l’attenzione e avere più seguito sui social.
Cosa provi quando qualcuno non capisce “il tuo mondo”?
Soprattutto delusione. Delusione perché io spero sempre che tutti siano in grado di empatizzare, di provare a mettersi nei miei panni. Dopo la delusione arriva però la determinazione: non mi do subito per vint* e cerco di far capire “il mio mondo” a più persone possibile tramite interviste come questa, corsi di formazione, persino chiacchierate informali con chiunque sia disposto ad ascoltare, anche se glielo devo spiegare in mille modi diversi.
Nel tuo percorso personale di raggiungimento del benessere, a che punto pensi di essere?
Credo di essere a buon punto. Non perfettamente bilanciat*, ma in un momento della mia vita in cui mi sento soddisfatt* e orgoglios* di essere quell* che sono, nonché felicemente innamorat* del* mi* partner, che mi supporta e mi fa sentire a mio agio il più possibile con il mio corpo.
Perché è importante parlare di questo tema e spiegare a tutti di cosa si tratta?
Perché dall’informazione nasce la comprensione e dalla comprensione l’empatia. Le persone devono essere messe al corrente dell’esistenza del non binarismo (così come delle altre identità di genere e dei vari orientamenti sessuali) per mettere fine alle discriminazioni, per creare un ambiente di rispetto del prossimo, un mondo in cui * nostr* figl* non debbano subire attacchi da altri, né la sensazione di sentirsi sbagliat* che ho dovuto attraversare io.
Ringrazio molto Emme e Sky per aver esposto in questa intervista il loro vissuto e per aver spiegato in modo così esaustivo e toccante le loro storie. E’ davvero importante far conoscere tutte le sfumature del genere umano, perchè ognuno ha il diritto di non sentirsi giudicato e di vivere la propria identità in totale libertà.
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Per questo disturbo e per tutti gli altri (Anorgasmia femminile, Disturbo dell’eiaculazione maschile, Disfunzione erettile, Disturbo dell’eccitazione femminile, Disturbo del desiderio) è importante non sentirsi soli e comprendere che ci sono dei professionisti competenti e pronti ad aiutare, poichè se il disagio è psicologico è anche superabile attraverso un percorso impegnativo ma soddisfacente. Tutti si meritano di vivere la sessualità in modo libero e sereno.
Per avere una panoramica più ampia rispetto ai disturbi sessuali e alla sessuologia clinica contemporanea, potete guardare la mia intervista per Medicina Regione Lazio presso Radio Roma Capitale.
Per informazioni:
Dott.ssa Veronica Cicirelli – Psicologa, Psicosessuologa.
💌 veronica_cicirelli@hotmail.it
☎ 3775374456
Psicosessuologia_online Dott.ssa Veronica Cicirelli – Psicologa